Armonia, purezza, rispetto e tranquillità

“..accese la lampada sotto il vaso dell’acqua; aprì la scatola di lacca, dov’era conservato il tè, e mise nella porcellana una quantità misurata d’aroma; poi preparò due tazze. I suoi gesti lenti.. le sue mani bianche e purissime avevano nel muoversi una leggerezza quasi di farfalle… Ti farò il tè, ella disse… Egli si accendeva, vedendola sul divano, tra i cuscini…”
Gabriele D’Annunzio, Il Piacere

In genere, quando noi occidentali pensiamo al tè, la nostra mente corre subito a splendide porcellane di Desdra, a piccoli vassoi impreziositi di frutta e pasticcini al sapore di burro e cannella, a chiacchiere leggere e salottiere.
Del resto Jane Austen fa prendere il tè ai suoi personaggi proprio perché le madri possano capire qual è il miglior partito per le proprie figlie e i rivali in amore possano rivaleggiare in eleganza e arguzia.
Ma le origini del tè sono ben più antiche e profonde. Il tè ha origini nel lontano oriente, in Cina e Giappone. Nelle fumerie d’oppio, nei giardini incantati fra geishe lussuose, perfino i samurai bevevano il tè prima di darsi la morte .
La cerimonia del tè è meditazione, elevazione dell’io, il tè è armonia, rispetto, purezza, tranquillità.
È un rito sociale, è un’attività culturale, quasi religiosa. Si va alla ricerca della propria essenzialità  e alla purificazione dello spirito, pratica fondamentale per la disciplina zen.

Cinzia Vitarelli